mercoledì 9 settembre 2009

Prigionieri politici in Iran 11: Saeed Laylaz



11) Saeed Laylaz

Arrestato il 17 giugno 2009

Economista, analista politico e giornalista, Saeed Laylaz è docente alla Shahid Beheshti University di Tehran.
Da oltre venticinque anni scrive di economia su alcuni dei principali giornali riformisti iraniani, ed è attualmente collaboratore del quotidiano Sarmayeh (Capital). Sarmayeh è un giornale che dedica particolare attenzione ai temi dell’economia ed è accusato dai conservatori di essere il “capofila tra i mezzi d’informazione che sono in mano ai riformisti e tentano di screditare l’azione del governo, creare dubbi e persino inventare notizie e statistiche” (sono parole del giornale conservatore Kayhan).
Saeed Laylaz è stato in passato consulente dell’ex presidente Mohammad Khatami, così come è anche stato tra i principali consiglieri del candidato di opposizione Mir Hossein Mousavi nel corso della recente campagna elettorale. Ha spesso e duramente criticato la politica economica di Ahmadinejad e tuttavia in un articolo pubblicato sul Guardian il 30 marzo 2009, alla vigilia del Summit G20 che si stava per svolgere a Londra, ha espresso il suo rammarico per l’esclusione dell’Iran dal summit. In quell'articolo Laylaz sottolinea l’importanza e il peso internazionale dell’economia iraniana e al tempo stesso ricorda ai leader del mondo che “le sanzioni colpiscono l’iraniano medio più di quanto creino impacci al governo. È improbabile che esse pongano un freno al fondamentalismo e al radicalismo religioso. I radicali iraniani, come fanno i loro omologhi in qualsiasi altro luogo, amano essere isolati e la crisi economica li aiuta a reclutare sostenitori”.
Laylaz è stato arrestato il 17 giugno scorso a casa sua. Sua moglie ha riferito al sito Roozonline che lunedì 3 agosto ha ricevuto dal marito una telefonata. Saeed Laylaz ha raccontato che non ha ancora diritto a ricevere visite e che si trova tuttora in isolamento, perché gli interrogatori, per lui, non sono terminati.
“Siamo molto preoccupati – ha detto la moglie – e vorremmo capire che genere di confessioni stanno cercando di estorcergli da 50 giorni”. La signora Laylaz ha aggiunto di aver chiesto al marito se anche lui sta per essere processato e se stanno cercando di fargli confessare qualcosa, come accaduto ad Abtahi e a Atrianfar (nella foto); ma lui ha risposto stupito: “Quale processo? Qualcuno ha confessato?” Una ulteriore conferma dello stato di assoluto isolamento in cui Saeed Laylaz si trova da, ormai, più di 50 giorni.


Aggiornamento del 26 agosto

Il giorno del processo è arrivato anche per Saeed Laylaz. Per la prima volta dal giorno del suo arresto, egli è apparso in pubblico in occasione della quarta udienza del "processo farsa" (foto sopra), svoltasi il 25 agosto e caratterizzata dalla "confessione" pubblica del politico riformista Saeed Hajjarian.
Sulla presenza in aula di Laylaz le agenzie non hanno fornito notizie rilevanti e, al momento in cui scriviamo, non sappiamo altro se non che lui era presente in aula. Questo, nel codice silenzioso dei media iraniani, ufficiali e semiufficiali, potrebbe significare che da lui le autorità non hanno ancora ottenuto alcuna ammissione di colpa o pubblica richiesta di perdono. Infatti i video del processo che la tv di stato trasmette sono rigorosamente confenzionati con lo scopo di corrispondere al copione della grande "confessione di massa". Chi non rispetta quel cliché viene accuratamente nascosto o evitato dalla regia televisiva dello "show trial".
Sul Los Angeles Times l'inviato Borzou Daragahi osserva che la smorfia sorridente (e irridente) con cui Laylaz è stato ripreso dal fotografo dell'agenzia Fars News lascia sperare che il suo spirito non sia ancora del tutto piegato dalla lunga prigionia.
Daragahi ricorda anche, per l'occasione, alcune profetiche parole dette da Laylaz proprio al LAT alla vigilia delle elezioni: "Sono preoccupato per i prossimi 10-12 giorni: il governo è sempre più irritato e incattivito".
Una settimana più tardi Laylaz sarebbe stato arrestato.




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