domenica 30 agosto 2009

Human Rights Watch scrive a Sadegh Larijani, capo della magistratura iraniana


La lettera inviata il 28 agosto scorso da Human Rights Watch al nuovo capo della magistratura iraniana, Sadegh Larijani, a giudizio di chi scrive rappresenta, a due mesi e mezzo di distanza dalle elezioni presidenziali del 12 giugno (con il conseguente scatenarsi della protesta popolare e della violenta repressione attuata dal regime), una importante piattaforma da cui partire per ripristinare la legalità e il rispetto dei fondamentali diritti dell'uomo in Iran. E' per questo che si è pensato di renderla di più semplice lettura traducendola in italiano. (Cliccare qui per leggere l'originale in lingua inglese).

HRW sottolinea nella lettera la sconvolgente situazione carceraria esistente in Iran (sia prima che dopo le elezioni) e l'assoluta mancanza di garanzie minime per gli imputati:
- l'assenza di accuse formali chiare che giustifichino un arresto;
- l'abitudine di arrestare i cittadini per motivi di coscienza e di opinione, e quindi la non rilevanza penale di molti dei reati contestati;
- l'impossibilità per i reclusi di incontrare avvocati e parenti in carcere;
- i frequenti casi di tortura e maltrattamenti in prigione (talvolta conclusisi con la morte del detenuto);
- l'esistenza di centri di detenzione segreti e illegali gestiti da organi istituzionali e non;
- l'impossibilità per gli imputati di essere sottoposti a giudizio davanti a una corte che rispetti gli standard internazionali del "giusto processo" (i processi farsa di massa in corso a Tehran ne sono l'ultimo esempio).

HRW chiede a Sadegh Larijani di indagare su queste ripetute violazioni e abusi, così come sulla violenta repressione messa in atto dalle autorità contro i dimostranti pacifici che protestavano per i risultati elettorali; HRW suggerisce all'attenzione di Larijani i nomi di quattro possibili responsabili principali per quanto che è successo nelle strade e nelle prigioni dell'Iran in questi mesi:
- Hussein Taeb, capo delle milizie Basij
- il Generale Esmaeel Ahamadi Moghaddam, capo della Polizia
- Hojatoleslam Abdol-Hussein Ramazani, capo dei servizi segreti della Guardia Rivoluzionaria Islamica,
- Saeed Mortazavi, procuratore generale di Tehran.



(Nelle immagini, dall'alto in basso: Sadegh Larijiani, Hussein Taeb, Esmaeel Ahamadi Moghaddam, Saeed Mortazavi)



28 agosto 2009


A Sua Eccellenza l'Ayatollah Sadegh Ardishir Larijani

Capo della Magistratura

Ministero della Giustizia

Tehran, Repubblica Islamica dell'Iran


Vostra Eccellenza,

Scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione a proposito delle gravi e diffuse violazioni dei diritti umani seguite alle elezioni presidenziali del 12 giugno. Human Rights Watch ha speranza che nella sua nuova posizione di Capo della Magistratura lei voglia in modo rapido e deciso assicurare la fine di questi abusi e identificare e perseguire coloro che ne sono stati responsabili.

La esortiamo anche a condurre indagini imparziali su due casi precedenti in cui due persone sono morte in stato di detenzione, apparentemente dopo essere state sottoposte a tortura e a maltrattamenti, e a porre termine alla pratica di recludere i detenuti in luoghi di prigionia non autorizzati e illegali.

Human Rights Watch ha espresso il suo allarme per la repressione contro manifestanti pacifici, dissidenti politici, difensori dei diritti umani e giornalisti. Siamo particolarmente preoccupati per le aggressioni delle forze dell'ordine che hanno ferito centinaia di persone e causato la morte di almeno 30. Alcuni testimoni hanno riferito a Human Rights Watch i dettagli di attacchi non provocati della polizia e delle forze Basij contro dimostranti per lo più pacifici, e di irruzioni in notturne nelle case, nelle zone residenziali di Tehran. Siamo anche a conoscenza di resoconti di violenze analoghe contro dimostranti in altre città.

Il portavoce della Magistratura, Alireza Jamshidi, ha ammesso l'11 Agosto che le forze dell'ordine hanno arrestato circa 4000 persone nel periodo post-elettorale. Human Rights Watch è particolarmente preoccupata per i detenuti che il governo continua a tenere sotto custodia senza formulare contro di loro accuse formali o senza permettere loro l'accesso agli avvocati difensori. Recentemente la Magistratura ha organizzato varie sessioni di un processo di massa nel corso del quale più di 100 individui, tra cui importanti politici riformisti, sono stati messi di fronte alla non meglio definita accusa di "cospirazione". Il governo ha anche reso pubbliche le presunte confessioni di taluni di questi individui, tra cui l'ex vice-presidente Mohammad Ali-Abtahi, confessioni in cui c'è una forte evidenza di coercizione. Il governo continua a negare il diritto dei detenuti ad essere rappresentati da avvocati di loro scelta e ad essere sottoposti a processi liberi e giusti.

Human Rights Watch ha anche raccolto testimonianze da detenuti rilasciati e da famiglie di persone che sono tuttora detenute. Esse raccontano di torture e di trattamenti inumani. Ex detenuti hanno riferito a Human Rights Watch che le autorità li percuotevano e li minacciavano di prolungare la loro detenzione se non avessero collaborato con coloro che li interrogavano, facendo dichiarazioni che coinvolgessero loro stessi o altri in un complotto detto "rivoluzione di velluto" e in altre accuse di carattere politico che non implicavano alcun reato penale. Stando a quanto ci hanno detto coloro con i quali abbiamo parlato, gli inquirenti di solito interrogavano i detenuti sulle loro vite private, incluse le loro relazioni sessuali, e li minacciavano di rendere pubblici questi dettagli. Familiari di detenuti hanno detto a Human Rights Watch che le autorità hanno avvisato anche loro che sarebbero stati a loro volta arrestati se avessero parlato in pubblico delle condizioni di detenzione dei loro cari.

Human Rights Watch fa appello a Sua Eccellenza perché presti immediatamente la sua attenzione alla serie di violazioni dei diritti umani legate ai fermenti post-elettorali, così come a un numero di casi in sospeso precedenti alle elezioni.

Nello specifico, la esortiamo a intraprendere i seguenti passi:

* Risolvere immediatamente i casi di dozzine di soggetti che rimangono in detenzione in regime di carcere duro senza accuse formali o senza accesso ai loro avvocati. Molti di questi detenuti si trovano in cella di isolamento da più di due mesi. La Magistratura dovrebbe o rilasciarli o accusarli di un reato penale riconoscibile. Per coloro che detiene e accusa, essa dovrebbe autorizzare immediato accesso ad avvocati e familiari e portarli immediatamente davanti a un giudice indipendente dotato della facoltà di riesaminare la legalità della loro detenzione e di ordinare il loro rilascio. Questi imputati dovrebbero essere rapidamente processati davanti a un tribunale le cui procedure corrispondano agli standard internazionali del giusto processo.
* La Magistratura dovrebbe indagare tutti i funzionari governativi ritenuti essere i presunti responsabili delle torture e dei maltrattamenti dei detenuti nelle carceri, tra cui Kahrizak e Evin, così come nei centri di detenzione dei Basij e della polizia, e prendere provvedimenti disciplinari e giudiziari contro quelli di cui sia stata accertata la responsabilità di avere ordinato e messo in pratica gravi abusi.
* Rilasciare immediatamente il blogger iraniano-canadese Hossein Derakhshan oppure accusarlo di un reato penale riconoscibile e processarlo davanti a un tribunale le cui procedure corrispondano agli standard internazionali del giusto processo. Derakhshan è stato tenuto in detenzione, per lo più senza accesso alla famiglia o all'avvocato difensore, dall'Ottobre 2008. Un detenuto recentemente rilasciato dal carcere di Evin ha riferito a Human Rights Watch che i servizi segreti del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica lo tengono in cella di isolamento in una sezione del carcere che è sotto il loro controllo. Abbiamo ragione di credere che egli sia la presunta "spia" la cui "confessione" ha coinvolto importanti riformisti e attivisti arrestati a partire dalle elezioni presidenziali per presunte attività legate alla "rivoluzione di velluto".
* Istituire una commissione di inchiesta indipendente e imparziale per identificare coloro che hanno ordinato la repressione dei dimostranti nel periodo post-elettorale e gli abusi sui detenuti. Nello specifico, la commissione dovrebbe indagare il ruolo di Hussein Taeb, capo delle Forze di Resistenza Basij, del Generale Esmaeel Ahamadi Moghaddam, capo della Polizia, di Hojatoleslam Abdol-Hussein Ramazani, capo dei servizi segreti del Corpo della Guardia Rivoluzionaria Islamica, e di Saeed Mortazavi, Procuratore Generale di Tehran.

Eccellenza, le nostre ricerche indicano che altri organi, ufficiali e semi-ufficiali, tra cui il Ministero della Sicurezza, la polizia e la Guardia Rivoluzionaria Islamica, gestiscono siti segreti e non autorizzati in cui recludono e interrogano persone arrestate con accuse motivate politicamente. Facciamo appello a lei, alla luce dell'autorità legale che la Magistratura ha sui centri di detenzione della Repubblica Islamica, perché indaghi su queste richieste e perché renda pubblico l'esito dell'indagine, perché prenda immediati provvedimenti per porre termine a questa pratica, e perché faccia in modo che i responsabili ne rendando conto.

Eccellenza, la esortiamo anche a prestare rapidamente attenzione alle gravi violazioni dei diritti umani commesse prima delle recenti elezioni. In particolare richiediamo che il suo ufficio esamini due casi eccezionali di morte in detenzione -- la morte in carcere nel 2003 della foto-giornalista iraniano-canadese Zahra Kazemi, e la morte in carcere nel 2007 di Zahra Baniyaghoub, una ventisettenne studentessa in medicina. I casi di queste due donne spiccano a causa della diffusa mancanza di fiducia nelle inchieste ufficiali sulle loro morti. Nel caso di Zahra Kazemi, per quanto una commissione parlamentare d'inchiesta abbia dato la responsabilità diretta della sua morte ad agenti della polizia giudiziaria, dipendente dalla Magistratura, il solo ad essere perseguito in relazione a tale morte è stato un funzionario di basso rango del Ministero della Sicurezza, il quale è stato peraltro assolto. Nel caso di Zahra Baniyaghoub, la sua famiglia, citando segni di maltrattamenti sul suo corpo, ha duramente contestato il verdetto ufficiale di suicidio.

La esortiamo anche a garantire il rilascio dal carcere di Silva Harotonian, Kamyar Alaei e Arash Alaei. I fratelli Alaei sono medici noti per il loro lavoro nel campo del virus HIV/AIDS. Harotonian era un impiegato dell'International Research & Exchange Board (IREX), un'organizzazione attiva per lo sviluppo della società civile. Tutti e tre vennero arrestati con l'accusa di "cooperazione con gli Stati Uniti", e questo apparentemente solo sulla base delle loro relazioni internazionali.

Infine, la esortiamo a garantire il rilascio di sette leader della comunità Baha'i che sono detenuti sin dal Maggio 2008 con l'accusa di "offendere la santità della religione" e di fare propaganda contro la Repubblica Islamica. Questi sette uomini e donne dovrebbero, come minimo, essere portati davanti a un giudice che esaminasse la legalità e la necessità della loro detenzione, e dovrebbe essere data loro la possibilità di rispondere delle accuse mosse a loro carico di fronte a un tribunale le cui procedure corrispondano agli standard internazionali del giusto processo.

La ringraziamo per la sua immediata attenzione a tali importanti questioni.

Sinceramente suo,

Joe Stork

Vice Direttore

divisione Medio Oriente e Nord Africa

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