mercoledì 26 agosto 2009

Prigionieri politici in Iran 1: Jila Baniyaghoub e Bahaman Ahamadi Amoee



Questa è la prima di una serie di note sui prigionieri politici arrestati in Iran dopo le elezioni del 12 giugno.
La documentazione sul loro conto è spesso frammentaria, perciò raccoglierla e controllarla non è semplice. Chiedo perciò la collaborazione di tutti a questa nota e alle altre simili che seguiranno, sia per quanto riguarda integrazioni e/o correzioni , sia per quanto riguarda la diffusione (condividetele). Chi avesse voglia o tempo potrebbe persino provare a tradurle in inglese. Ovviamente chi non vuole essere taggato e ricevere queste note può molto semplicemente segnalarlo e non lo disturberò in futuro.
Credo che sia di fondamentale importanza mantenere alta l'attenzione su questi casi e sulla feroce repressione con cui il regime della Repubblica Islamica dell'Iran si sta sbarazzando in queste settimane di intellettuali, giornalisti, dissidenti, attivisti per i diritti umani, avvocati, studenti e persino artisti.
Naturalmente la situazione di ogni detenuto cambia di ora in ora, perciò ogni aggiornamento sarà gradito.

1) Jila Baniyaghoub e Bahaman Ahamadi Amoee

arrestati il 20 giugno 2009.
Jila Baniyaghoub è stata rilasciata il 19 agosto 2009

Moglie e marito, entrambi giornalisti.

Jila Baniyaghoub è una reporter freelance ed è redattore capo del sito Kanoon Zanan Irani (Focus sulle donne dell’Iran), di frequente censurato dalle autorità a causa della continua attività di denuncia dell’oppressione sociale e politica che grava sulle donne iraniane. La Baniyaghoub è stata già più volte lincenziata nel passato, pagando la sua volontà di non sottomettersi alla censura. Il regime ha spesso fatto in modo di ostacolarla nell’esercizio della professione e nell’accesso ai mezzi d’informazione. È stata in più occasioni incarcerata e torturata.
Il 12 giugno 2006 fu arrestata insieme ad altre 70 persone (42 donne), davanti all’università di Tehran, mentre seguiva per il giornale riformista Sarmayeh una manifestazione contro la discriminazione di genere, manifestazione violentemente repressa dalle forze dell’ordine.
Nel marzo del 2007 fu arrestata mentre seguiva il caso di un processo della Corte Rivoluzionaria Islamica contro attivisti per i diritti delle donne; in quella circostanza venne rinchiusa in un braccio speciale del carcere di Evin a Tehran, tenuta in cella di isolamento, interrogata al buio, costretta a bere acqua sporca, il che le causò una grave intossicazione.
Il 12 giugno 2008 fu di nuovo arrestata con altre nove donne che commemoravano la manifestazione di due anni prima. È tra i membri fondatori della campagna One Million Signatures Campaign for Equality, nata con l’obiettivo di cambiare le leggi iraniane che discriminano le donne. Ha anche pubblicato un libro, Journalists in Iran, e ne sta preparando un altro, Women in the Unit 209 of Evin, basato sull’osservazione diretta di come vivono le donne imprigionate nel carcere di Evin. Il libro non verrà pubblicato in Iran, ma all’estero. Il 18 maggio scorso l’International Women Media Foundation le ha conferito il premio “Coraggio nel giornalismo” (vinto nel 2002 da Anna Politkovskaya).
Suo marito, Bahaman Ahamadi Amoee, scrive su vari giornali e pubblicazioni di orientamento riformista.
Sono stati arrestati in casa loro, a mezzanotte del 20 giugno 2009, da agenti dei servizi segreti in borghese.
Secondo le notizie più recenti Jila Baniyaghoub sarebbe detenuta nella prigione di Evin in una cella che condivide con l'attivista per i diritti umani Shiva Nazar A'hari e altre due donne.


Aggiornamento del 19 agosto 2009

Jila Baniyaghoub è stata rilasciata poche ore fa. Ha trascorso 60 giorni di prigionia nel carcere di Evin senza che alcuna accusa formale abbia potutto essere mossa a suo carico.


Aggiornamento del 20 agosto 2009

Reporters Sans Frontières precisa alcuni dettagli sulla liberazione di Jila Baniyaghoub. Il rilascio è avvenuto dietro pagamento di cauzione: 100 milioni di toman (90mila euro). La stessa fonte aggiunge anche notizie sul marito della Baniyaghoub, Bahaman Ahmadi Amoee, del quale poco o nulla si è saputo dal giorno del suo arresto e che risulta, purtroppo, trovarsi ancora in isolamento nel braccio 209 del carcere di Evin.


Aggiornamento del 23 agosto 2009

Due giorni dopo la sua liberazione, Jila Baniyaghoub ha scritto una toccante lettera aperta per ricordare i compagni di prigionia che sono tuttora rinchiusi nel carcere di Evin, e citando tra gli altri Saeed Laylaz, Abdolfattah Soltani, Shiva Nazar Ahari, Masoud Bastani e ovviamente suo marito Bahman.
"Non riesco a dormire — scrive la Baniyaghoub — "Come potrei farlo nel fresco del mio letto a casa, quando loro sono nel caldo della cella in prigione?". Jila racconta anche che gli amici le hanno portato centinaia di fiori e dozzine di scatole di dolci e cioccolatini, così come tantissima frutta (soprattutto anguria). Ma lei non riesce a toccare nulla, perché pensa alle sue compagne di cella alle quali non è permesso comprare né dolci né frutta. "Non mangerò dolci e cioccolata senza di voi. Vi aspetterò e li mangeremo insieme per festeggiare la ritrovata libertà".


Aggiornamento del 24 agosto

A Bahaman Ahamadi Amoee è stato proibito di ricevere visite (fonte: il blog Revolutionary Road). La famiglia lo ha appreso nel peggiore dei modi, cioè dopo essersi recata al carcere di Evin e avere aspettato lunghe ore per incontrarlo. Il fratello Safar Ahmadi ha raccontato: "Dopo ore di attesa un agente ci ha condotti nella sala visite del braccio 209, dove abbiamo trascorso un'altra ora e solo a quel punto ci è stato detto che Bahaman non può ricevere visitatori. Se questa non è una tortura per la famiglia di un detenuto, ditemi voi cos'è.
Safar Ahmadi ha anche sottolineato che il fratello è uno dei pochi prigionieri ad avere avuto la possibilità di incontrare i familiari una sola volta in 65 giorni di detenzione. "Era venuta insieme a me anche mia cognata Jila Baniyaghoub, che è stata rilasciata pochi giorni fa. Sperava di poter incontrare il marito dopo così tanto tempo".


Prigionieri politici in Iran 13: Mohammad Maleki
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