5) Saeed Hajjarian
arrestato il 16 giugno 2009
Giornalista, intellettuale, politico riformista tra i più noti e autorevoli nel suo paese, Saeed Hajjarian è stato, da giovane studente, un rivoluzionario della prima ora (era il 1979).
È poi diventato consigliere politico del presidente Khatami, eletto nel 1997, e ha fatto parte del consiglio comunale di Tehran. Ha fondato il giornale Sobh-e Emrooz (This Morning), sulle cui pagine ha difeso i tentativi di riforme di Khatami e ospitato numerosi articoli in cui Akbar Ganij e Emadeddin Baghi hanno più volte denunciato gli abusi e le efferatezze del Ministero della Sicurezza contro gli oppositori del regime e gli intellettuali dissidenti, svelando dettagli e colpevoli di una catena di assassini politici avvenuti in Iran negli anni Novanta.
Nel 2000, nel corso di un’ondata di reazione dell’ala conservatrice del regime, in pochi giorni vennero chiusi sedici giornali riformisti, tra cui Sobh-e Emrooz. Nel marzo dello stesso anno, Saeed Hajjarian subì un grave attentato (a un altro era già sfuggito nel 1981): Saeed Asgar, 20 anni, un membro della milizia basiji, gli sparò in faccia e sul collo da una motocicletta. Altre sei persone, oltre Asgar, furono arrestate e condannate per aver organizzato l’attentato, ma non hanno trascorso in carcere che brevi periodi di detenzione. Asgar confessò che la decisione di eliminare Hajjarian era stata presa perché, in lui, era stato individuato il principale artefice del movimento riformista.
In quella circostanza Hajjarian sfuggì miracolosamente alla morte, ma le ferite riportate lo hanno lasciato in coma per mesi e reso invalido in modo permanente. Sono stati necessari anni di riabilitazione per renderlo di nuovo capace di parlare, benché a fatica, e di camminare con l’aiuto di un sostegno.
Oggi Saeed Hajjarian è un uomo in condizioni di salute molto precarie, bisognoso di cure mediche quotidiane e di assistenza continua, come hanno ricordato nelle scorse settimane varie organizzazioni umanitarie. Nonostante questo, egli è stato uno dei primi politici riformisti ad essere arrestato nei giorni seguenti alle elezioni del 12 giugno ed è stato rinchiuso nel carcere di Evin.
Il procuratore di Tehran Saeed Mortazavi ha detto alla moglie di Hajjarian, la dottoressa Vajiheh Marsousi, che la colpa di suo marito è quella di essere un membro dell’Islamic Iran Participation Front, il principale partito riformista iraniano. Tuttavia va considerato da un lato che le condizioni di salute di Hajjarian non sono ormai tali da consentirgli una vera e attiva partecipazione alla vita politica, dall’altro che l’IIPF è un partito legalmente riconosciuto e quindi non si vede quale crimine possa esserci nel farne parte.
Dal giorno dell’arresto, le notizie sulla salute di Saeed Hajjarian sono stare varie, e quasi sempre estremamente preoccupanti. Si era persino diffusa la voce, poi smentita, che fosse stato torturato e ucciso; sì è poi detto che è stato trasferito in ospedale in seguito a un attacco di cuore o a una crisi nervosa; che si troverebbe in coma; che preferirebbe restare in carcere perché le cure che vi riceve sono migliori di quelle ospedaliere. Alcuni giorni fa la moglie, che è riuscita a incontrarlo tre volte dopo l’arresto, ha fornito notizie più rassicuranti affermando che il marito è in discrete condizioni fisiche, benché sofferente di problemi di pressione che mettono a rischio la sua tenuta cardiaca, e benché il suo morale sia assai provato.
Nel frattempo la stessa Vajiheh Marsousi è stata fermata, interrogata e rilasciata, ed è stato arrestato, rilasciato e di nuovo riarrestato anche il figlio di Saeed, Mohsen Hajjarian.
Aggiornamenti del 25 luglio:
Il Guardian del 21 luglio racconta che Saeed Hajjarian è sottoposto a pressioni per firmare una falsa confessione che gli permetterebbe di essere scarcerato. In sostanza Hajjarian dovrebbe ammettere di essere tra gli artefici di una rivoluzione concepita per rovesciare la Repubblica Islamica con marionette gradite alle potenze occidentali. Anche gli interrogatori e gli arresti subiti dalla moglie e dal figlio sarebbero strumenti di pressione usati a questo scopo. Sennonché Hajjarian si rifiuta di firmare qualsiasi confessione e quindi rimane in prigione.
Oggi si è diffuso un nuovo allarme sullo stato di salute di Hajjarian: notizie della BBC affermano che la moglie lo ha trovato indebolito, depresso e con il volto giallognolo. Secondo i suoi medici, l'ittero potrebbe essere dovuto o a un'eptatite virale contratta a causa delle pessime condizioni igieniche in carcere associate al caldo estivo, o a un'inappropriata assunzione di farmaci che avrebbe potuto danneggiare il fegato.
Aggiornamenti del 28 luglio:
È stata pubblicata ieri sul sito roozonline una drammatica intervista alla figlia di Saeed Hajjarian, Zeinab. L'intervista è stata oggi tradotta in inglese e ne è disponibile anche una versione italiana in una nota pubblicata da Negs Ir. Vengono forniti dettagli sempre più preoccupanti sulla prigionia di Hajjarian e sugli effetti che essa ha sulla sua salute, già gravemente compromessa.
Zeinab conferma che il viso del padre ha assunto un colorito giallastro con numerose macchie. "Mio padre - afferma Zeinab - dice che lo portano fuori con temperature di 40-42 gradi e lo tengono fermo sotto il sole. Poi lo riportano dentro e gli versano addosso del ghaiccio. Ne abbiamo parlato con il suo medico e lui dice che tutto questo può causare un'emorragia cerebrale e, poiché una delle sue vene è stata già seriamente danneggiata dalll'attentato del 2000, vogliono fare in modo che si formi un coagulo di sangue e ucciderlo in questo modo".
"Non accettano le medicine che noi portiamo per lui - ha aggiunto Zeinab - e perciò queste medicine, che sono per lui assolutamente necessarie, non gli vengono somministrate. Siamo molto preoccupati che le medicine che loro stessi gli danno non siano appropriate o gli vengano somministrate in dosi inadeguate."
Zeinab Hajjarian ha anche confermato che l'obiettivo delle autorità, e segnatamente del procuratore generale Saeed Mortazavi, è quello di ottenere da suo padre una falsa confessione ("ma lui non ha niente da perdere e non confesserà nulla") o, in alternativa, quello di causare la sua morte. Zeinab ha aggiunto che forti pressioni vengono esercitate anche su sua madre e su suo fratello. In particolare la madre sarebbe stata a lungo interrogata e costretta a scrivere su un foglio la storia di tutta la sua vita, dei viaggi compiuti all'estero, delle sue relazioni personali, e spinta ad affermare di essere in contatto con l'organizzazione (fuorilegge ) dei Mujaheddin Khalq.
L'intervista a Zeinab Hajjarian si conclude con un accorato e drammatico appello: "Non lasciate che lo uccidano".
Aggiornamenti del 29 luglio:
La giornata è cominciata con l'annuncio della imminente liberazione di Hajjarian. Un portavoce della magistratura iraniana ha sostenuto che il rilascio sarebbe avvenuto entro la giornata odierna, mercoledì 29 luglio. La notizia è stata ripresa da numerose agenzie e giornali online, e un sito iraniano, anticipando i tempi, ha scritto che Hajjarian era già libero. L'ansia di saperlo libero era tale che il tamtam si è rapidamente diffuso per la rete. La smentita è arrivata poche ore dopo dalla sua famiglia e dall'avvocato: Hajjarian non era ancora stato rimesso in libertà. L'attesa della liberazione si è quindi protratta per tutta la giornata.
Di fatto, però, mercoledì 29 è terminato e un altro giorno è trascorso con Saeed Hajjarian invalido, malato, descritto allo stremo delle forze e in condizioni di salute in preoccupante peggioramento, ma sempre prigioniero politico del regime della Repubblica Islamica dell'Iran.
Aggiornamenti del 30 luglio
Saeed Hajjarian ha lasciato la prigione, ma non è un uomo libero. Kazem Jalali, portavoce della speciale commissione parlamentare di vigilanza sulla situazione dei prigionieri detenuti in Iran, ha annunciato che il 29 luglio Hajjarian è stato trasferito in una casa di proprietà statale, dotata di confort e attrezzature medico-sanitarie, dove potrà ricevere le cure di cui ha bisogno così come la visita dei suoi familiari. Jalali ha citato come fonte della notizia il procuratore di Tehran Saeed Mortazavi.
Ancora durante la giornata di oggi, tuttavia, la famiglia di Hajjarian ha sostenuto di non sapere nulla dell'avvenuto trasferimento. Peraltro gli osservatori fanno notare che queste "case di proprietà statale" sono di solito gestite dalla Guardia Rivoluzionaria e dal Ministero per la sicurezza. Perciò chi viene "ospitato" in tali strutture è tenuto sotto stretta vigilanza, continua a subire pressioni ed è tutt'altro che libero.
Aggiornamento del 3 agosto
Per la prima volta dal giorno dell'arresto, Saeed Hajjarian è comparso pubblicamente.
E' stato mostrato come un pupazzo inanimato dalla tv iraniana, nello stesso contesto in cui sono stati mostrati Mohammad Ali Abtahi e Mohammad Atrianfar, i due grandi protagonisti del processo farsa in corso a Tehran, con le loro "confessioni" presumibilmente estorte con la forza, le minacce, le torture dalle autorità iraniane.
Hajjarian non ha detto una parola, ma il fatto che sia stato "esposto" insieme a loro, lascia supporre che siamo vicini all'ennesimo show organizzato dal regime: la "confessione" pubblica di Saeed Hajjarian.
Nel frattempo nuove preoccupazioni si nutrono sulle condizioni di Hajjarian e sul luogo della sua detenzione: non sarebbe, come era stato assicurato dal procuratore Mortazavi, una casa dotata dei confort necessari allo stato di salute di Hajjarian, bensì una sorta di posto di polizia in cui l'unica fonte di confort sarebbero un paio di ventilatori e niente più.
Aggiornamento del 26 agosto 2009
Come previsto, e come si temeva, Saeed Hajjarian è stato il grande protagonista della quarta udienza del "processo farsa" andata in scena presso l'aula Khomeini del Tribunale Rivoluzionario di Theran il 25 agosto. La sua presenza in aula era del resto stata annunciata ai familiari nei giorni immediatamente precedenti. Hajjarian è stato condotto in aula con un'ora di ritardo (questo spiega perché, nella prima serie di fotografie scattate e pubblicate dall'agenzia semi-ufficiale Fars News, la poltrona in prima fila poi occupata da Hajjarian risulti vuota). Hajjarian ha presentato alla corte un lungo e articolato documento da lui stesso firmato ma, date le sue difficoltà di parola legate all'invalidità, il documento è stato letto in aula da Saeed Shariati, come Hajjarian membro del partito di opposizione Fronte Islamico di Partecipazione Iran e anche lui detenuto e sotto processo.
Il documento, con il quale Hajjarian annuncia le dimissioni dal suo partito, benché sia stato chiaramente frutto di pressioni e coercizioni, rappresenta secondo l'interpretazione di Muhammad Sahimi su Theran Bureau un estremo atto di coraggio di Hajjarian, il quale assume su di sé la responsabilità delle analisi sbagliate e dei danni che il suo partito avrebbe arrecato al paese. Di sicuro con questa "confessione" forzata, in cui Hajjarian è costretto a rinnegare tutto il suo passato politico facendo propria l'interpretazione dei fatti confezionata dal procuratore Mortazavi, si compie l'ultima umiliazione imposta dal regime all'Hajjarian politico e oppositore. L'uomo era stato già distrutto dall'attentato del 2000.
Ampi estratti del documento si possono leggere in inglese in un lancio dell'agenzia Fars News.
Hajjarian ammette di conoscere ed essere in contatto con la Soros Foundation (organizzazione alla quale il teorema accusatorio imputa di avere svolto un ruolo essenziale nella pianificazione delle proteste seguite alle elezioni del 12 giugno). Il rappresentante a Tehran della fondazione sarebbe stato lo studioso (con doppio passaporto iraniano e statunitense) Kian Tajbakhsh e Hajjarian lo avrebbe conosciuto e incontrato due volte per il tramite di Naser Hadian, lettore della facoltà di Legge dell'università di Tehran. "Durante questi incontri ci siamo accordati per attivare in Iran varie organizzazioni non governative e abbiamo anche progettato di rinforzare la società civile pianificando la disobbedienza organizzata. Pensavamo di utilizzare l'esperienza della Soros Foundation per porre in atto una rivoluzione di velluto", ha aggiunto Hajjarian. Egli ha anche sottolineato che l'Occidente cerca di stabilire in Iran il suo modello di democrazia e che per farlo pensa che possano essere usate in Iran le stesse tecniche da "rivoluzione di velluto" adoperate in altri paesi. "I nostri nemici - ha detto Hajjarian - tentano di impedire il progresso e lo sviiluppo dell'Iran". "Per questo - egli aggiunge - il nostro dovere è quello di mantenere l'unità e la solidarietà nazionale e rafforzare la vigilanza per prevenire le infiltrazioni dei nemici tra le linee del nostro paese".
Infine Hajjarian ha chiesto perdono a tutta la nazione per i suoi errori e per la corruzione del suo partito.
Tuttavia un'altra fonte filo-governativa, Press Tv, riporta un'altra frase in cui Hajjarian afferma di "non essere stato mai convolto in atti di crudeltà e inimicizia contro la nazione iraniana e contro le istituzioni islamiche" ed esprime tutto il suo "odio contro azioni e mosse che hanno minacciato la sicurezza nazionale".
Nel corso dell'udienza il giudice, in rappresentanza del procuratore, ha chiesto per Hajjarian "il massimo della pena" in considerazione dell'importanza del suo caso. Per il reato di attentato alla sicurezza nazionale il "massimo della pena" è la sentenza di morte.
Aggiornamento del 30 settembre 2009
Saeed Hajjarian è stato rilasciato oggi dopo 106 giorni di detenzione. Il suo avvocato, Gholamali Riahi, senza specificare ulteriori dettagli, ha affermato che il rilascio è avvenuto su cauzione e che Hajjarian dovrà comunque comparire alla prossima udienza del processo di massa in corso a Tehran.
Nei giorni scorsi la tv di stato iraniana aveva trasmesso una trasmissione televisiva in cui Hajjarian, con altri due prigionieri, Saeed Shariati e Mohammad Atrianfar, faceva pubblica ammenda dei suoi errori politici. Nel corso del programma Hajjarian, che parla con grande difficoltà a causa degli esiti dell'attentato del 2000, era apparso molto affaticato.
(L'immagine in alto è una delle prime scattate a Hajjarian dopo la liberazione)
Prigionieri politici in Iran 13: Mohammad Maleki
Prigionieri politici in Iran 12: Ahmad Zeydabadi
Prigionieri politici in Iran 11: Saeed Laylaz
Prigionieri politici in Iran 10: Isa Saharkhiz
Prigionieri politici in Iran 9: Kian Tajbakhsh
Prigionieri politici in Iran 8: Mahsa Amrabadi e Masoud Bastani
Prigionieri politici in Iran 7: Mohammad Ali Dadkhah
Prigionieri politici in Iran 6: Shiva Nazar Ahari
Prigionieri politici in Iran 4: Mitra Farahani
Prigionieri politici in Iran 3: Bijan Khajehpour
Prigionieri politici in Iran 2: Abdolfattah Soltani
Prigionieri politici in Iran 1: Jila Baniyaghoub e Bahaman Ahamadi Amoee
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